Il 1° di agosto la Svizzera celebra la nascita della sua Confederazione, avvenuta nel 1291.
I primi tre cantoni, Uri, Svitto e Untervaldo danno vita ad una alleanza per contrastare la pressione degli Asburgo. In questo giorno, alle 20:00 precise, tutte le campane svizzere suonano a festa e su ogni colle o montagna si accendono dei falò in memoria del vecchio sistema di segnalazione che in quella sera d’estate di fine 1200 annunciò alla popolazione la nascita della Confederazione Svizzera.
In occasione di questo evento sul lago di Lugano ogni anno si tiene un grandioso spettacolo pirotecnico.
Perché vi racconto tutto ciò? Perché sono metà svizzero. Per la precisione proprio di Lugano.
Sento molto in me questo dualismo, prediligendo sul lavoro il lato elvetico, mentre riservo il mio versante italiano per i momenti di allegra socialità. Per questo non avrei mai immaginato di arrivare a rimpiangere un aspetto ricreativo della vita svizzera che a Torino abbiamo perso: i fuochi di artificio.
Il tramonto del primo di agosto inonda il lago di Lugano di colori pittoreschi che richiamano emozioni infantili. Sarà per il fascino ancestrale del fuoco, sarà per l’eustress (cioè l’emozione positiva) che lo spettacolo del dominio dell’uomo su fiamme ed esplosioni ci provoca, ma è certo che tutti restano incantati, di qualunque razza, età o credo religioso, di fronte a questo spettacolo.
L’origine dei fuochi artificiali risale alla Cina del VIII secolo, quando un monaco utilizzò esplosivi associati a frammenti metallici per articolare esplosioni di vari colori. Da allora il fenomeno si diffuse in tutto il mondo, sino ai nostri giorni.
Probabilmente all’epoca sarebbe stato difficile immaginare che questi fuochi avrebbero continuato a stupire anche l’uomo del futuro, anche dopo aver conquistato la luna, anche nell’era Internet… tranne che a Torino.