I congressi, a noi medici, forniscono l’occasione di tarare il nostro livello di opinione e di esperienza, mettendolo a confronto diretto con l’esperienza dei colleghi.

Esiste una nozione di base, che è la “ragione”, poi però esiste anche l’intuito del medico. Un intuito che confina con l’ideazione vera e propria. Tutto bene, per carità, ma quest’ultima può essere anche pericolosa, se non cogli l’occasione che ti danno i congressi di metterla continuamente in discussione con le idee di coloro che fanno la tua professione.

Solo allora ci si arricchisce, ma soprattutto ci si livella, perchè così si evita di tirare fuori la nota stonata in un ambito così importante e delicato come l’assistenza su un paziente che necessita la cura migliore possibile.

Inoltre i congressi servono ad avere il polso delle novità in ambito medico. Chi, come me, li frequenta già da qualche tempo, riconosce subito, in base al sentore del gruppo di oculisti presenti (siamo davvero tanti in tutto il mondo), quali siano effettivamente le soluzioni promettenti, i macchinari, gli esami che possono risultare capaci di dare sviluppo alla diagnostica e tracciare la cura del futuro.

Ed è sul futuro che bisogna guardare con occhio attento, perchè più il meccanismo di evoluzione tecnologica, di diagnostica o di cura è veloce, più lo sguardo verso il futuro deve spingersi oltre, perchè è un attimo farlo diventare presente.

Questo è senza dubbio un motivo più che valido per andare ai congressi d’autunno. L’altro è la condivisione del lavoro che faccio in ambulatorio. Sovente vengo chiamato per parlare di argomenti su cui ho maturato conoscenza e consolidata esperienza pratica. In questi casi mi piace portare l’esperienza del mio ruolo, quello di un oculista che “ripara occhi”, che agisce su un territorio e che deve soddisfare l’esigenza di vedere bene dei suoi pazienti.

Raccontare il lavoro mio e del mio staff, il rapporto che si crea con i pazienti, la quantità di chirurgie che eseguiamo (numeri che spesso stupiscono i miei interlocutori), la possibilità che tutto ciò offre al dibattito con i colleghi è senz’altro motivo di orgoglio e di soddisfazione.

Giovedì scorso sono partito per il primo appuntamento autunnale. Destinazione Baku, capitale dell’Azerbaigian, per una importante riunione nell’ambito dello studio della dislacrimia. È stata una bella occasione per condividere la mia esperienza con i colleghi di un Paese lontano.